Incredibile crisi e speciazione viticola
Questa che si sta per condividere è la storia di un memorabile salvataggio: la pianta della vite, in Europa e in gran parte dell’emisfero boreale, ha necessariamente e obbligatoriamente bisogno della radice americana per sopravvivere. Ebbene, tutte le vigne che siamo abituati a vedere nei nostri territori collinari non sono “FRANCA DI PIEDE”, cioè, per una grave malattia americana, le radici delle nostre vigne sono di un’altra pianta, americane appunto.
” Segue la storia della pianta della vite nel mondo, in chiave di geopolitica satira. Durante la lettura troverete un video: la crisi in Siria spiegata in 5 minuti. Video che vi invito a vedere. Così come gli USA hanno dapprima indotto la guerra in Medio Oriente e poi gli hanno fornito l’ONU altrettanto hanno fatto alle nostre vigne: gli USA prima sterminano le piante e poi ce le curano”
PICCOLA LEGENDA:
- Regime contadino autoctono ( di fantasia nel testo): I sunniti/ FSA/opposizione (reale nella storia della guerra in Siria)
- Grande Viticoltura Unita (di fantasia nel testo): La Grande Arabia (reale nella storia della guerra in Siria)
- Il Graft ( di fantasia nel testo): Il Baaz (reale nella storia della guerra in Siria)
L’evoluzione della crisi viticola è piuttosto recente, la malattia inizia a sbaragliare le viti europee nel 1880 circa. Le navi in rotta da e per le Americhe trasportano ogni tipo di piante ed animali ( oggi comportamento vietato). L’afide parassita della pianta, la Fillossera appunto, insieme alle alleate Oidio e peronospora, iniziano a compiere strage di vigneti civili. Ma è soprattutto la prima a rilevarsi l’arma più reattiva e mortale tra tutte a disposizione degli USA.
In pochi anni l’intera filiera viticola europea viene decimata, cambiando in maniera irreparabile il futuro della coltivazione.
I tradizionali metodi colturali europei, inizialmente di maggioranza, non hanno più valenza e il regime contadino autoctono, lotta per la sopravvivenza. Il conflitto contro l’invasore è solo all’ inizio. Per evitare che i toni si inasprissero troppo, viene promessa alla popolazione agronoma locale La Grande Viticoltura Unita, una soluzione di pace che garantisse la qualità e tipicità dell’intera filiera viticola, come era sempre stato fino all’ arrivo dell’invasore. E i coltivatori la vogliono.
Prima di continuare però è bene spiegare che la pianta ha origini antichissime. Nonostante si abbiano ritrovamenti nel neolitico nella zona asiatica, possiamo considerare la vite destinata alla produzione di vino, risalente a 4000 anni prima di Cristo nella zona mesopotamica. Questa regione è una meraviglia, qui si può far risalire la civilizzazione del pianeta, sumeri, egizi, babilonesi, la sua strategica posizione da ponte, la ricchezza fertile, la rende al centro di forti interessi geopolitici. Nascono qui le tre più grandi religioni monoteiste: giudaismo, cristianesimo e Islam. Attenzione, quando queste tre religioni nascono, la vite già esiste da millenni. La pianta si adatta a tutti i territori, è un rampicante con una forte resilienza.
Finché la Fillossera non devasta ogni vigneto presente in Francia, Italia, Germania, Regno unito, Irlanda. La situazione è molto instabile, ci sono continui colpi di stato alle colture e cresce, all’ interno del regime contadino autoctono un’ideologia: il graft.
Questa ideologia mescola l’antico sogno di una Grande Viticoltura Unita con la difesa al patogeno. Tramite un innesto infatti, si ritiene di poter trovare la soluzione che porti la parola fine al conflitto. Ci vogliono 5 anni prima di concludere gli studi strategici e della biologia del patogeno.
Alla fine innestando una radice americana su apogeo europeo, la pianta resiste!
Tuttora la situazione della viticoltura mondiale sta pagando le conseguenze di questa che possiamo definire, una speciazione viticola. Per molti dei vitigni originali si è dovuta attivare una ricerca della collezione ampelografica che ha ancora luogo oggi.
Tuttavia, adesso la situazione è molto pacificata, la Grande Viticoltura Unita promessa è stata mediata da una fortissima campagna alla tipicità del prodotto. Bisogna riconoscere infatti che l’intensa attitudine a produrre vini così ancorati al territorio, è forse dovuto anche di questa lacuna, a questa manchevolezza della radice originaria che si cerca a tutti i costi di colmare con una territorialità eccellente. I vini DOCG hanno garanzia (ed è la legge a dirlo) di provenienza, tutta la legislazione della filiera si basa su questa tipicità. Sicuramente, come accade a tutti noi, dopo una grossa crisi si esce più agguerriti e in qualche modo cambiati.
Interessanti parallelismi e collegamenti “agrogeopolitici”.. passandomi il termine. L’evoluzione e il progresso dell’occidente, come fumo negli occhi, ciela aspetta inquietanti..
Infatti Andrea… intanto si è pure staccato un Iceberg in Antartide grande come Malta
GUARDA IL VIDEO QUIGUARDA IL VIDEO QUI
Magari alle agenzie fa comodo una succursale, che ne sai.